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Informazione, 118 e volontariato

Maurizio Piussi

23.10.2007

Di questi tempi l'informazione ufficiale, quella che avviene attraverso i grandi network, sta perdendo rapidamente credito ed autorevolezza a livello globale: risulta sempre più evidente infatti come ciò che muove tanti giornalisti non è la necessità di dare un?informazione schietta ed obiettiva, quanto l?intento di soddisfare le aspettative di finanziatori o benefattori.

In questo contesto di ?crisi? globale non poteva mancare (naturalmente) il ruolo da protagonista dell?Italia: è dello scorso inverno, infatti, la classifica mondiale sulla libertà di informazione stilata da Freedom House, nella quale l?Italia risulta occupare l?ottantesimo posto.

Unica, tra le nazioni dell'Europa occidentale, a non godere della piena libertà d'informazione.

L?80° posto significa in pratica che l?ascolto di radio/TV e l?acquisto di giornali/riviste italiani c?entra poco con l?informazione e molto con l?umorismo viste le baggianate con cui vengono riempiti i palinsesti.

E, detto questo, leggendo l'editoriale del numero di settembre 2007 del mensile italiano del soccorso N&A, voglio sperare che l'ispirazione che lo ha prodotto sia frutto di convinta riflessione, e non di quanto sopra, perchè comunque non mi trova d?accordo; e siccome io per le mie riflessioni faccio riferimento all?esperienza che ho maturato in oltre vent?anni di soccorso sul campo, fatico a credere che parliamo la stessa lingua.

In un contesto di rammarico per le difficoltà e le avversità che incontra il volontariato in alcune zone d?Italia, l'autore ricorda che la crescita "sufficientemente armoniosa" dell'intero sistema 118 è stata permessa dal ?salto culturale ? delle Associazioni che compongono l'ossatura del sistema di soccorso??.

Dopodiché, oltre a rilevare l'evidenza di una minore generosità nelle nuove generazioni, fa notare che uno dei fattori importanti nel soccorso extraospedaliero è il controllo della qualità, il quale ,secondo lui, cito testualmente <<può essere garantito solo dalle stesse Associazioni con comprovata professionalità, dalle certificazioni regionali gestite dalle Centrali Operative e "ai sistemi di selezione per le convenzioni">>

 

Sinceramente, sono affermazioni che possono essere condivise solo con un atto di fede nel volontariato, che in quanto atto di fede è cieco; se solo ci si avvicina ad esse con un minimo di spirito logico si rivelano insostenibili.

E siccome la mia cieca fede nel volontariato è inesistente, come tutti sanno, preferisco un?analisi razionale.

Per quanto riguarda la crescita del sistema, è indubbio che il soccorso è evoluto molto, nei quasi 20 anni trascorsi da quando è nato il primo 118.

Tuttavia la realtà, che è sotto gli occhi di tutti, dice anche che dopo quasi un ventennio esistono tanti feudi, quanti sono i 118 via via nati sul territorio, ognuno con un signorotto locale ed il suo bravo codazzo di vassalli.

E dentro a ciascun feudo si stabiliscono protocolli, talvolta scimmiottati e talvolta inventati, con codici e sistemi che per lo più differiscono, se non addirittura contrastano, da quelli in uso presso i feudi vicini.

Poi si convenziona di tutto e di più: operatori con divise blu, rosse, gialle o celesti viaggiano dentro a mezzi dalle più differenti livree ed operano con accozzaglie di presidi, per lo più non intercambiabili nemmeno tra un?ambulanza e l'altra.

E tutto questo caos merita di essere considerato "sufficientemente armonioso"?

Impressionante!

Se poi ci soffermiamo sulla questione del controllo della qualità il discorso diventa addirittura comico: come si può pretendere che avvengano degli efficaci controlli sui servizi quando chi eroga il servizio e chi lo controlla sono la stessa entità?

Far coincidere esecutore e controllore è semplicemente ridicolo!

Ma non basta, perchè le certificazioni regionali, così come i sistemi di selezione delle convenzioni, andrebbero centralizzate, e non affidate localmente alle Centrali Operative, come suggerito nell'editoriale: altrimenti come si possono garantire un'uniformità dei servizi ed una qualità controllata secondo criteri omogenei?

Detto questo si provi ora a fare l'esercizio opposto, ovvero a chiedersi quanto della disomogeneità, della frammentazione e del ritardo del nostro sistema di soccorso extraospedaliero, rispetto a quello di altri paesi dell'UE, è imputabile alla massiccia presenza delle Associazioni.

Secondo l'editoriale gli altri paesi ci invidiano i volontari; sarà anche vero, dov'è infatti che ai datori di lavoro dispiacerebbe non pagare chi lavora?

Ma invece di pensare a cosa ci invidiano gli altri, perchè non consideriamo un po' anche le ragioni per cui ci ridono dietro: per esempio, vogliamo provare a capire perché non esistono ancora una formazione, una semplice divisa o una modalità operativa comuni tra tutti i soccorritori?

Oppure vogliamo provare a supporre che la sempre minore generosità nelle nuove generazioni derivi dal fatto che cominciano a chiedersi in base a quale principio morale dovrebbero lavorare gratis, mentre tutto il resto dell'equipaggio (dal medico all'infermiere) viene retribuito?

Vuoi vedere che magari sono semplicemente meno fessi dei loro padri?

 

E dato che comunque siamo circondati da pubblicità buonista, che individua nel gesto di aiutare gli altri l?espressione di elevati valori morali, diamoci pure da fare per essere buoni.

Però ricordiamoci che anche se le associazioni utilizzano personale volontario, gli enti che le convenzionano per il soccorso in realtà il servizio lo pagano, e non poco!

E allora, dato che l'editoriale chiude con il seguente messaggio ?? è importante ricordare che il "lavoro gratuito" è fondamentale perché fa sentire il cittadino protagonista della sua realtà istituzionale con tutti i benefici che conseguono per la società civile?, proviamo a chiedere ai disoccupati di quale realtà istituzionale si sentono protagonisti.

E già che ci siamo chiediamoci anche quali benefici può trarre una società civile se una porzione del suo mondo del lavoro, che lotta da anni per essere collocata in modo equo negli equilibri del settore (dove con equilibri si parla di formazione, di sicurezza e di qualità globale), viene ostacolata nelle sue legittime rivendicazioni dalla presenza, nel sistema, di lavoratori non retribuiti.

(Che tra l'altro pagano le tasse perché le aziende paghino le associazioni che poi non li pagano per il lavoro che fanno. Molto civile!)

Io sono convinto che la risposta obiettiva agli interrogativi che ho appena posto può evidenziare alcune delle ragioni per cui molti si stufano del volontariato, e altri pretendono una sua esclusione dal 118.

Altro che ...ossatura del sistema del soccorso