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Profilo professionale 2

Maurizio Piussi

08.05.2007

 

Nel marzo 1997, ad Assisi, ci fu il primo congresso nazionale degli autisti soccorritori, a cui furono invitate anche le rappresentanze sindacali di CGIL CISL e UIL.

Durante la sessione dedicata, uno di quei sindacalisti si preoccupò di mettere in guardia il Co.E.S. contro il rischio di ?corporativismo? insito nell?animare una associazione di soli autisti.

Fu davvero una scortese insolenza, che infastidì la festa dei tanti autisti che allora, per la prima volta nella storia d?Italia, si trovavano e si conoscevano.

E fu proprio del tutto fuori luogo, in quel momento, far menzione alle istituzioni corporative del ventennio fascista.

Ma tanto accadde, e se il buon giorno si vede dal mattino?

 

Uno degli scopi che fin dalla sua costituzione si è posto il Co.E.S. Italia è stato quello di raccogliere le istanze del maggior numero di colleghi possibile, organizzarle e trasformarle in progetti e iniziative a valenza generale.

Parte di questi progetti sono stati poi trasferiti al sindacato, il cui compito istituzionale sarebbe quello di concretizzarli, una volta che ne sia stata verificata la validità e la pertinenza.

È da questi presupposti che hanno preso vita le molteplici iniziative dell?associazione, e quella del profilo professionale in particolare.

 

Ed è proprio attraverso la ?lente d?ingrandimento? costituita da queste premesse che vorrei evidenziare un?anomalia che, da tempo ormai, caratterizza il ruolo del sindacato nel mondo del lavoro e nella società odierna.

 

Nei confronti del progetto dell?autista soccorritore l?istituzione sindacale si è dimostrata, in linea generale, poco o per nulla interessata; in una sua componente (la stessa che ci ha tacciato di corporativismo) addirittura ostile.

E questo nonostante le ricadute sicuramente positive insite nel relativo disegno di legge, quali per esempio:

  • la trasformazione dell?attuale figura ad azione limitata in una figura a più ampia operatività;
  • la maggior istruzione degli operatori coinvolti quale condizione essenziale per una maggior sicurezza ed una riduzione degli infortuni sul lavoro;
  • la formazione professionale completa e soprattutto idonea agli scopi della figura, ormai non più collaterale ma protagonista degli eventi del soccorso;
  • e, di conseguenza, la sicura prevenzione di danni secondari ai pazienti, soccorsi e movimentati in maniera adeguata.

Esiti positivi a medio lungo termine, dunque, e non solo per gli operatori interessati, ma anche, mi pare evidente, per i datori di lavoro e per l?utenza in generale.

 

Il non aver saputo o voluto cogliere e sostenere questi aspetti positivi, o il non averli saputi o voluti collocare al giusto posto rispetto ad altri interessi in gioco, costituisce, nel nostro caso, il demerito maggiore del sindacato, soprattutto in riferimento alla sua ragione d?essere nel panorama sociale.

Una mancanza non giustificabile, neanche in nome di un qualche ?equilibrismo?.

 

Tale demerito si accentua poi tanto di più se si confronta la latitanza nei nostri confronti, con quanto invece propongono in alcuni passaggi di un recente documento, nel quale chiedono l?abrogazione di un articolo della legge 3 febbraio 2006, n° 27, che prevede l?equipollenza tra il diploma di laurea in Fisioterapia e quello in Scienze Motorie.

E per enfatizzare tale rivendicazione denunciano ??Il permanere di una normativa (art. 1 septies) lesiva del diritto alla salute e alla qualità dei servizi per i cittadini??.

E ancora ??L?urgenza di abrogare l?articolo 1 septies ? a tutela del bene pubblico??

E, se non bastasse ??L?assunzione di un atto di responsabilità da parte delle SS.VV. per l?abrogazione di una normativa che incentiva ulteriormente le condizioni di abusivismo in questo settore e la già precaria garanzia dell?unicità nazionale dell?accesso alle prestazioni della riabilitazione da parte dei cittadini??.

Mi fermo qui, perché ce n?è abbastanza.

 

Interessante, vero?

In linea generale calza a pennello con l?assenza di normativa specifica per l?autista soccorritore e con le conseguenze che essa produce a livello nazionale.

Con una differenza però: mentre per una data categoria di operatori, i fisioterapisti in questo caso, ?? il diritto alla salute? ?l?interesse generale di milioni di cittadini? ?la tutela del bene pubblico?? brillano lucenti come una supernova sui loro interessi, per un'altra categoria, che si muove nello stesso ambito (noi), tale esplosione di luce finisce collassata dentro ad un buco nero.

E con essa pure ??l?interesse generale di milioni di cittadini?.

Come spiegare altrimenti il fatto che non ne appare menzione in nessuna denuncia del sindacato da almeno 10 anni a questa parte?

 

Comunque sia, l?usare, a seconda della categoria di operatori coinvolta, due pesi e due misure per quanto riguarda ??l?interesse generale di milioni di cittadini??, è fondamentalmente scorretto.

È come dire ?chi se ne frega se dal ciglio della strada ti raccoglie un incapace (e magari ti manda in sedia a rotelle), l?importante è che chi ti massaggia quando sei su quella sedia abbia la laurea e sappia il fatto suo?.

È come dire che è più importante la cura che la prevenzione.

Ma in realtà la vera anomalia non è questa.

 

La vera anomalia è che gli ?interessi? di noi autisti, che in ultima analisi possono consistere in una busta paga un tantino migliore, non trovano spazio in un mosaico di altri ?interessi? evidentemente più pesanti. E questo in barba a tutto il gran parlare che si fa su ?sicurezza nel mondo del lavoro? o ?diritto alla salute e tutela dei cittadini?, e di cui il sindacato si dichiara paladino.

 

Sono convinto che se l?istituzione sindacale vorrà sopravvivere a chi, in un prossimo futuro, farà di tutto per disarticolarla, dovrà necessariamente ricostruirsi una effettiva valenza sociale, ricuperando i principi per i quali è stata pensata alla sua origine, e guarendo da quella eccessiva sensibilità per i tornaconti e per il ?peso? delle parti, che pare manifestare in sempre più occasioni.

Un compito difficile, ma non impossibile.

E sicuramente auspicabile.